Che fine fanno i fertilizzanti in eccesso nei bacini di Ticino ed Adda?

Uno studio importante che vede come capofila l’Università degli Studi di Pavia.

Che fine fanno i fertilizzanti in eccesso nei bacini di Ticino ed Adda?
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Un team d’eccellenza per rispondere a questa domanda.

Fertilizzanti nella acque

Come riporta il Giornale di Pavia, il progetto INTEGRON, acronimo di un titolo inglese che sta per “integrazione dei processi delle acque sotterranee nei bilanci di massa dei nutrienti a scala di bacino”, si occupa dello studio della qualità delle acque sotterranee in uno dei maggiori poli industriali, agricoli e urbani del paese: la pianura lombarda, ed in particolare i bacini idrografici dei fiumi Adda e Ticino.

Acque sotterranee

Questi bacini sono caratterizzati dalla risalita delle acque sotterranee in corrispondenza della fascia dei fontanili e da una forte alterazione, in termini sia di qualità che di quantità, dei corsi d’acqua, causata dai molteplici usi cui è soggetta la risorsa idrica. In particolare, Azoto e Fosforo, nutrienti fondamentali per lo sviluppo delle colture agricole, sono spesso presenti in eccesso nelle acque superficiali e sotterranee e pertanto possono rappresentare una minaccia per gli ecosistemi naturali e per la salute pubblica. Nel settore lombardo della pianura padana la distribuzione di tali nutrienti risulta irregolare e spesso non corrispondente alle fonti di contaminazione individuate sul territorio, siano esse civili, industriali o agricole.

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Approccio innovativo

Il progetto INTEGRON presenta quindi un approccio innovativo e integrato che, studiando insieme acque superficiali e sotterranee, ed analizzando simultaneamente le dinamiche di Azoto e Fosforo, mira ad esplicitare le interazioni tra bacino scolante, fiume ed acque sotterranee per comprendere quali siano le dinamiche ed i processi di trasferimento e trasformazione dei due nutrienti. La salvaguardia della qualità dell’acqua rappresenta oggi una delle sfide più importanti per garantire il sostentamento delle generazioni future, ancor più alla luce della crescente richiesta per soddisfare il fabbisogno idrico, oltre che dei cambiamenti climatici in atto e del loro effetto sulla disponibilità di acqua. Il progetto, finanziato dalla Fondazione CARIPLO nell’ambito del “Bando Acque 2015”, vede come capofila l’Università degli Studi di Pavia e come partner l’Università di Parma e l’istituto di ricerca sulle acque del CNR (IRSA).

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